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Alla Ultra Mirage El Djerid 100km con Rudi Amati

Ore 7:00... 3, 2, 1, Gooooooo! È iniziata così, come per altri centotrenta ultramaratoneti, la mia avventura nel deserto del Sahara. Mi è stato chiesto di mettere su carta le mie emozioni, ma ripensando a quel giorno mi accorgo che sono state così tante e così forti che sarà difficile riuscire a trasmettere quello che ho provato a chi mi legge. L'emozione a tratti si è trasformata in commozione e a molti, compreso me, gli occhi lucidi hanno accompagnato i primi metri del tracciato. Comunque... proviamo a ripercorrere quel giorno indimenticabile...

Sabato 29 settembre, ore 7:00. Il sole sta sorgendo e un venticello ci rinfresca. La temperatura si aggira intorno ai venti gradi e ci accompagna per l'inizio della gara. Comincio a correre e penso "Ma quanto è bello correre nel deserto, credevo peggio...".

Verso il trentesimo chilometro devo rivedermi. Il sole inizia a farsi sentire, e il deserto si presenta in tutta la sua grandezza e la sua durezza. La temperatura a metà mattina raggiunge i quarantatre gradi all'ombra (peccato che l'ombra non ci sia), la sabbia fine sul tracciato si infila nelle scarpe e nelle calze, dando non poco fastidio, e apprezzo l'acquisto delle ghette. Correre nella sabbia è una sensazione strana: ogni passo in avanti corrisponde a mezzo passo indietro perché si sprofonda nonostante si cerchi di correre su tratti battuti dalle ruote delle jeep.

Al quarantatreesimo chilometro il deserto inizia davvero ad apparire così come me lo immaginavo: sono nel bel mezzo di un rettilineo infinito, il sole dà sempre più fastidio e l'orizzonte si perde fra sabbia, dune, e ancora tanta tanta sabbia! Come un miraggio mi affianca una jeep dell'organizzazione e vedendomi un po' affaticato accosta e mi offre un po' acqua, che non rifiuto in quanto sicuramente è meno calda di quella che ho nelle borracce! Approfitto per riposare qualche minuto, e sopraggiungono dei concorrenti che mi incoraggiano a non mollare. Ricomincio quindi la mia corsa verso il successivo checkpoint.

Non ricordo di aver mai visto il cielo cosi azzurro e pulito. Neanche l'ombra di una nuvola che potrebbe nascondere quello che stava diventando un ostacolo non indifferente: il sole. In questo tratto del percorso rimango solo: mi accorgo che il silenzio è assordante. Mi fanno compagnia solo delle piccole lucertole bianche che si muovono veloci senza sprofondare nella sabbia... come le invidiavo! Ogni passo che facevo io affondavo!

Intanto, con sempre maggiore fatica mi avvicino al ristoro del cinquantesimo chilometro. In lontananza intravvedo delle tende bianche, ma non riesco a quantificare quanto sono distanti!!! Finalmente arrivo al cartello che preannuncia il checkpoint dei cinquanta chilometri e vedo un atleta seduto per terra: sta chiamando l'organizzazione per farsi venire a prendere. Mi fermo per cercare di incoraggiarlo ma senza risultato! Forse non riesco ad essere convincente perché anch'io non sono messo molto bene: da qualche chilometro accuso dolori di stomaco abbastanza forti, ma continuo a pensare che se raggiungo il ristoro forse avranno qualcosa da mangiare che mi rimette a posto...

Dopo più di un chilometro (il chilometro più lungo della mia vita) arrivo al ristoro. Decido di riposare un po' per vedere se mi rimetto a posto fisicamente. Passa almeno un'ora ma le mie condizioni fisiche non migliorano, quindi prendo la sofferta decisione di ritirarmi. E cosi finisce la mia avventura nel deserto del Sahara.

Questa esperienza mi ha dato la possibilità di crescere e conoscermi ancora più a fondo, imparare come affrontare situazioni estreme in un ambiente totalmente diverso da quello in cui sono abituato a vivere. È stato fantastico conoscere tantissima gente proveniente da ogni parte del mondo, che condivide la mia stessa passione: siamo tutti concordi nel pensare che correre è quello che ci piace di più, e soffrire fa parte del gioco! Sento comunque di aver lasciato qualcosa in sospeso... e chissà, forse fra qualche anno ci rivedremo, Sahara!

Ringrazio tutti gli atleti che con me hanno affrontato questa sfida, e soprattutto l'organizzazione della "Ultra Mirage El Djerid 100K" che ci ha dato la possibilità di fare questa esperienza, assistendoci e rifornendoci in maniera impeccabile. A presto!


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